Ogni essere umano costituisce una promessa, non sappiamo quel che sarà la nostra esistenza ma questa dipenderà dai sogni che coltiviamo e dai luoghi verso cui orienteremo il nostro sguardo.
Una peculiarità della specie umana è quella di guardare con gli occhi del cuore ma è faticoso perseverare in questa facoltà. Gran parte della gente rinuncia perchè si sente sopraffatta dalle angustie quotidiane o da ferite dsegnate nella propria storia.
Resistere, a mio avviso, è possibile quando si mantiene la verticalità, la capacità di leggere la storia a partire dalla meta. Senza Cielo è impossibile decifrare il lessico che governa la nostra terra.
I più sono caduti in una comprensione dicotomica della vita, dove le questioni di ogni giorno hanno poco a che fare con la “pace” del Cielo ed è proprio questa visione delle cose a snaturare ogni cosa e ogni possibile lettura di quel che accade.
Il fare scaramantico di altri, affida il vivere ad una sorta di fatalismo che deresponsabilizza l’umanità chiudendo ciascuno in un individualismo autoreferenziale dove il concetto di prossimità è per lo più inesistente o, comunque, legato al mero tornaconto del momento.
Se il nostro tempo manca di visione e attraversa una grave frammentazione è perchè ci stiamo svuotando e alle relazioni si nutre competizione ed inimicizia.
Abbiamo bisogno di sostare e vedere, non stare in balìa dell’emozione di un momento ma lasciare risuonare il senso delle cose, permettere alla fiducia di sciogliere i legacci della paura, ritrovare l’affidamento per il viaggio che porta ciascuno nella fragile e preziosa esperienza che è la vita.
di Fratel Mauro