La Comunità di Danisinni, oggi costituita in Ente di Terzo Settore, nasce dallo storico presidio parrocchiale che nel territorio ha le sue radici fin dal 1700 quale Confraternita “Gesù, Maria e Giuseppe” e poi come Parrocchia “Sant’Agnese” che nel 1991, per avere un braccio operativo, ha costituito l’Associazione “Insieme per Danisinni Onlus”.
Un avamposto francescano, guidato dai frati Cappuccini, da sempre a servizio del territorio pur mantenendo una visione aperta alla promozione spirituale, umana e sociale dell’intera Città. La Comunità, dunque, nei decenni è stata un luogo propulsivo di rigenerazione urbana secondo lo spirito di fraternità che, a differenza della fratellanza volta a creare rapporti di solidarietà escludendo chi ne sta fuori, si è proposta di tessere relazioni umane interessandosi all’altro a prescindere dal tornaconto personale.
Il percorso di rigenerazione
La pastorale sociale della Parrocchia, dunque, ha avviato un percorso di rigenerazione umana e contestuale, assumendo la fragilità a criterio per riconoscere le risorse e per non lasciarsi assorbire da prospettive settorializzate e incapaci di promuovere sviluppo locale senza produrre emarginazione. La proposta comunionale che si è innescata ha inteso mostrare un orizzonte capace di superare la competitività propria del nostro tempo la quale continua a produrre disuguaglianze e fratture relazionali, privando il tessuto urbano di umanità. Accogliere la Città, insieme a nuovi partner di collaborazione, è stata la sfida per arrivare ad un confronto contaminante volto a tessere trame di interscambio e di condivisione gratuita.
Il processo di marginalizzazione sociale, aggravato dalla chiusura dell’asilo nido “Galante” nel 2007, aveva ulteriormente evidenziato che per prendersi cura del paesaggio interiore di Danisinni, delle famiglie e della crescita dei minori promuovendo un futuro possibile, era necessario coltivare il paesaggio esteriore e dunque la bellezza dei luoghi e il decoro urbano per la riappropriazione di una nuova identità collettiva e di un senso di appartenenza comunionale e non limitato alla proprietà privata da difendere.
L’obiettivo principale di tale percorso è stato quello di restituire una nuova visione interna al Rione, intesa come riconoscimento del proprio valore uscendo dai canoni stigmatizzanti dell’immaginario collettivo e disponendosi in ascolto del vissuto umano, delle paure, dei comportamenti reattivi e del bisogno di protezione della gente. È subito emerso che alla demarcazione dei confini rigidi contribuiva la nomea mediatica e il citare Danisinni esclusivamente per fatti di cronaca nera e per scoop giornalistici ad effetto. Dunque ci siamo interrogati sulla funzionalità del distanziamento assunto negli anni e se, piuttosto, si poteva avviare un percorso di ridefinizione flessibile capace di accoglienza e di una inedita narrazione del territorio quale luogo da scoprire, così come vorrebbe una “città della differenza”. Abbiamo, cioè, cominciato a leggere i punti di forza dal valore storico, ambientale e culturale, del luogo e a proporli a tutta Palermo. Si trattava, ora, di presentare e raccontare il Rione quale oasi ambientale e paesaggistica, uscendo fuori dai luoghi comuni e da quella percezione che disegnava via Danisinni come un limite invalicabile.