La storia dell’umanità è avvolta in un mistero e a ciascuno è dato di trovare la via da percorrere per crescere e riuscire a dare senso pieno ai propri giorni.

Ciò significa che nulla è scontato e che nella vita adulta tale cammino potrà essere insidiato da prove e delusione, da fantasie di fuga e vie alternative che, a primo acchito, sembrerebbero più allettanti rispetto alla strada intrapresa ma ben presto rivelerebbero la loro illusorietà.

Nell’ora della prova, spesso connotata dalla solitudine, abbiamo bisogno di tornare alle radici di senso per mantenere vivo il dialogo che ci permette di mantenere la direzione. Senza dialogo, infatti, la solitudine scivola nell’isolamento e nella perdita di lucidità, l’individualismo in cui si cade viene a corrompere l’animo e la lettura della storia.

La prima scena evangelica della settimana santa ha questo sapore, Gesù entra in Gerusalemme acclamato con grida festose che, però, tradiscono una onnipotente idea salvifica che hanno di  Lui. Quella folla così entusiasta nel giro di poche ore svanirà per ripresentarsi solo quando Gesù sfigurato, per le percosse subite durante i processi, sarà presentato loro gravemente ferito e del tutto inerme.

Nel mentre che il progetto di Dio sta arrivando a compimento l’umanità si dissocia fino al punto da gridare, questa volta, la condanna di quel che era stato proclamato re. È sorprendente come cambia la scena di questo mondo e di come l’animo umano possa essere così volubile di fronte alla prova. Ma qua si manifesta qualcosa di ulteriore poiché il Maestro non ha mai cambiato direzione, piuttosto sono loro che credevano di stargli dietro fino a quando operava guarigioni e trovava così grande consenso per le parole che uscivano dalla Sua bocca. Quel che Gesù diceva e operava, invece, aveva sempre lo stesso valore e cioè manifestare il desiderio d’amore del Padre di riconciliare l’umanità ferita e  perciò divisa dal Cielo.

Quando l’uomo perde l’ascolto allora travisa la realtà che gli sta di fronte e tutto viene letto secondo una proiezione personale. In questo caso vedevano realizzarsi in Gesù le loro ambizioni di grandezza e di riscatto, perfino i discepoli discutevano su chi tra di loro potesse essere il più grande.

Ma l’opera di Gesù in realtà aveva sempre più rivelato l’umiliazione di Dio che sempre più si stava chinando sulla fragilità di ogni essere umano fino ad incontrarlo, di lì a poco, perfino nella morte.

Troviamo tutta una trama nel nascondimento, Giuda che lo vende e guida i soldati nella notte, poi la fuga dei discepoli, il rinnegamento di Pietro, i vari processi tenuti alla ricerca di falsi testimoni per arrivare ad un giudizio di cui lo stesso governatore romano ha paura e, al contempo, una narrazione luminosa che emerge sempre più rivelando la fiducia nel Padre e come Lui arriverà a glorificare il Figlio.

La settimana santa ci svelerà come Dio non compete con l’umanità peccatrice e piuttosto rilancia il dono per guarirla. Gesù mantiene la sua direzione umiliandosi fino alla consegna ultima, chi si fida del Padre non conduce le piccole battaglie per affermare se stesso e sa che il Padre lo glorificherà al tempo opportuno. L’esistenza personale, dunque, abbisogna di questa fiducia altrimenti si potrebbe abbandonare il Maestro e seguire solo se stessi alla ricerca della continua glorificazione di sé o di avere un riscontro nell’immediato.

Per camminare bisogna sapere attendere, mantenere la fiducia in chi, dopo la caduta, è capace di rialzare. Ma è necessaria l’umiltà, quella che fu di Pietro e degli altri apostoli i quali al mattino di Pasqua si lasciarono incontrare dal Maestro nonostante i loro ripetuti sbagli o, ancora, l’umiltà del ladrone che riconobbe in Gesù croficisso il Figlio di Dio supplicandolo di portarlo con Lui.

Diverso sarà l’atteggiamento di Giuda, di Pilato e dei capi del Sinedrio, della folla o del ladrone che sfidò il Crocifisso, loro si accaniranno perdendo l’opportunità della loro esistenza.

La vita è sempre una opportunità ma sta a noi accoglierla e imparare a viverla. Così come in questi giorni di intensa misura restrittiva a motivo della pandemia. Il Signore continua a parlare e ad agire e ad ognuno è dato di rimanere in ascolto.

La scena evangelica di oggi si conclude con l’immagine dei soldati che stanno a vegliare un sepolcro che nell’arco di qualche giorno si scoprirà vuoto. Allo stesso modo potrebbe accadere che abbiamo sciupato l’esistenza a custodire sepolcri vuoti, luoghi che di certo non sono capaci di generare vita.

C’è comunque un’opportunità che viene data sino all’ultimo

Loro invece vi trovavano una continua glorificazione, importanza data dall’eclatanza del gesto.

Gli uni guardavano all’immediato, Lui vedeva in prospettiva! E’ solo così che possiamo immergerci nel Mistero della vita, perdendo la Meta rischiamo di avvitarci su noi stessi finendo col custodire tombe vuote, così come accadrà a quei soldati e ai membri del Sinedrio il mattino di Pasqua.

Altro è ascoltare da figli, altro da hni che si autoaffermano.

La processione dovrebbe esprimere una fede allegra felice. È interessante che il testo Mt 21 ci dice

Ecco viene il tuo re, su una bestia da soma. Il rituale dell’ingresso di Davide nel suo regno. Il re d’Israele entrava così perchè gli veniva gridato il salmo Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Non è la sua identità che viene sottolineata. Lui infatti si manifesterà come FIGLIO uno che fa le cose con un altro, è per questo che Lui si rivela come Messia. Intronizzato come servo. Lui non viene in nome di se stesso ma di Dio, del Signore. Vivere su se stessi è quel che tutti cercano, vivere da figli non lo sapevamo fare.

 

“condizione di Dio” traduce il morfè greco e significa forma. Ma questa parola include una dinamica nell’immagine, un dinamismo intrinseco a questa parola a differenza di icona che è una immagine stabile. Morfè Fil 2, 7 la forma del Figlio di Dio prevede di assumere anche una forma di povertà, di servo e questo è sconvolgente. Normalmente la forma di Dio è quella stabile perchè più facile capire, qua è una forma dinamica. In 2Cor 3, 18 dice “veniamo trasformati in quella medesima immagine di gloria in gloria secondo l’azione dello Spirito del Signore” siamo in un processo che confluirà nella forma stabile dell’icona, della gloria del Signroe. È Lui che permette questo processo e ciò è possibile perchè da ricco che era si è fatto povero e noi potessimo diventare ricchi come Lui è.

Morfè è una immagine viva, dinamica, e include l’assunzione della nostra povertà affinchè diventasse ricco il povero e figlio lo schiavo.

Adamo non ha obbedito e ha portato con sé nel mondo la morte, ora il Figlio deve obbedire, anzi attraverso i patimenti imparerà l’obbedienza ma non per vivere ma per morire. Adamo se obbediva viveva ora il Figlio deve obbedire per morire di morte ignominiosa. Ma questo non è uno schiavo che deve necessariamente obbedire, non è la vittima della volontà di un altro, un disegno predestinato ma proprio nel processo della chenosi Lui lo sta facendo affinchè si manifesti la gloria di Dio. Questo è il fondamento di ogni amore. Gv 10, 18 Nessuno mi toglie la vita, io la offro da solo.

A quelli di Cristo la vita non viene mai tolta perchè la offre come lui.

Il cristiano fa il gesto del corpo di Cristo, io non devo subire ma offro. Il verbo di umiliazione è in forma attiva, il figlio si umilia, il verbo di esaltazione è passiva fu esaltato. Esaltazione è azione del Padre, umiliazione è azione del figlio.

Umiliazione è attiva ma l’esaltazione è passiva, noi invece la percepiamo al contrario. Questa è la tentazione, l’umiliazione è scelta attivamente ma noi la percepiamo come atto passivo.

Ora che non posso fare niente la mia vita è umiliazione e vorrei avere la mia parte di esaltazione e si insinua la vendetta.

È terribile la trappola pure della dinamica tra servo e re, servo e figlio, tutti contrasti terribili nella vita sple. Quanto più facile è una religione servile che una fede di figli. È impossibile immaginare Dio servo mentre è facile immaginarlo come re. Solo sulla croce però si identifica come re.

Cristo invigorì il suo voltò nella direzione verso Gerusalemme. Poi ci sono quelli lo precedono e quelli che lo seguono. Già una volta Pietro lo aveva preceduto, ora quelli che lo precedono e quelli che lo seguono gridano. Quelli che seguono perciò seguono quelli che precedono, cosa gridavano? Il termine eclason in Mc 3, 11  5, 5.7  9, 24.26 questo stesso modo di dire è il termine usato dai demoni quando gridano. Oppure il cieco di Gerico  10, 47 e infatti gridano una cosa simile. Questi gridano osanna che è una acclamazione liturgica della festa delle capanne quando si andava con i rami muovendoli OSANNA singifica SALVACI gridano questo mischiando Sal 118, 25-26 Benedentto colui che viene nel nome del Signore e poi aggiungevano Benedetta la signoria che viene del nostro padre Daviede. Ma è un frainteso perchè si percepisce il momento della gloria del trono di Davide, un guerriero.

Questa signoria di Davide si oppone alla signoria di Dio di Mc 1, 15. è ben diversa la sua signoria. Sono termini di fraintendimento molto facile. Ed è facile indurre nella fede le caratteristiche proprie dell’immaginario dell’h.

È più facile fare la sintesi, e sintetizzare Cristo dentro una mentalità e un mondo che fare sintesi nella vita di Gesù. È più facile le nostre immaginazioni. Isaia invece dirà che verrà un re umile che cavalca un umile asino. Appena Gerusalemme è diventata forte, Salomone e Davide hanno inziato a usare cavalli.

La paura, hanno avuto paura di prenderlo. Poi paura di arrestarlo, poi paura di Pilato. È la paura per sé perchè se l’io dell’h non è fondato nella relazione filiale col Padre è un io molto fragile.

Bisogna cercare un Messia che renda potente quel che per noi è fragile, la nostra natura. Ma ciò sarà possibile attraverso l’obbedienza filiale.

Questa alleanza del nuovo calice sancisce un nuovo rapporto tra Dio e l’h, non più così ma tra il Padre e il Figlio, alleanza del sangue dunque.

È strano che dopo queste parole Gesù dice ecco la mano di chi mi tradisce è qua su questa tavola, chi accoglie viene dato il potere di diventare figli di Dio. Per vivere l’alleanza l’atto da compiere è accogliere, non si può dare o fare ma solo accogliere.

Chi invece non accoglie partecipa all’atto tragico di questa alleanza, della pasqua, del versare il sangue dell’innocente. Il traditore.

Il traditore partecipa all’Eucarestia, partecipa a tutta la cena, non c’è nessun accenno a chi potrebbe essere il traditore. Lui partecipa all’evento della Cena. Dove il Signroe apre una visione di due mense, mangiamo qua ma pure nel Regno. Come ad un passaggio così grande il traditore sta tranquillamente presente?

Le mani di tutti erano sul tavolo, c’è una grande ambiguità. Sal 41, 10 Anche lui che mangiava il mio pane alza su di me il calcagno. L’h non può mantenere nessuna alleanza. Dio con Abramo fa un’alleanza unilaterale. L’h non può e se ci fosse un amico fedele, non esiste una relazione perchè non c’è Dio. La presenza di Dio nell’htà è la relazionalità, è la vita come comunione e l’h l’ha perduta. All’inzio della Pasqua deve mostarsi la  dell’h, fingenci di essere ma non si è. Lui mangia il pane, passa attraverso le sue mani, tradire è fare passare. Se non c’è accoglienza il pane rimane pane, chi non ha l’amore non è stato ancora visitato dall’amore. Chi non ha l’amore non può vedere in profondità, perchè vede solo se stesso. Non può vedere il pane penetrato dal suangue. Il pane resta pane. Non può vedere la realtà che va al di là di se stesso. La nostra chiusura su noi stessi. La relazione non può essere tale perchè non si vede l’altro ma solo l’ombra di se stessi. È ciò che rende drammatica la Pasqua. La sorte del Figlio di Dio non dipende in nessun modo da Giuda.

Il Figlio dell’h se ne va secondo il disegno d’amore del Padre, della sua volontà, secondo il progetto eterno che il Padre ha attuato in Cristo Gesù. È il disegno del Padre, Giuda non decide nulla ma solo con la sua responsabilità “Guai a quell’h”. chi non accoglie sarà da solo responsabile il suo destino.

Per Paolo fuori di Cristo non c’è nulla che abbia estistenza. Infatti era la notte quando uscì, e la notte è non esistenxa. Infatti Giuda non ce l’ha fatta. È un’immagine simbolica che fa vedere l’epilogo della non accoglienza.

Sorse discussione tra chi era il traditore e chi fosse il più grande. Cercavano il traditore e scoprono che chi è il più grande probabilmente è traditore. Il fatto che lo cercano allora significa che tutti sono assenti, sono fuori contesto, questo è il tradimento. Nessuno segue attivamente quel che sta accadendo questa discussione li tradisce perchè non c’entra niente. Nella vita del cristiano la chiave di volta è esserci ora. Devi essere lì nell’accoglienza del dono, ora sono chiamato ad essere figlio del Padre e non poi,

è un momento molto intenso , lì si è concentrata tutta la storia dell’htà e loro sono occupati dalle loro questioni, secondo la natura. Si difendono, autoaffermazione. Però Cristo fa un paragone terrificante, tra di voi non fate così.

Anziché fare della chiesa una istituzione eucaristica anche la chiesa ha usato il modello imperiale per il vertice della chiesa. Ma nel contesto eucaristico dice proprio l’inverso, chi è il primo sia servo e cioè dare se stesso, non semplice cameriere a mensa. Oggi stiamo facendo discernimento.

Il termine greco è: Chi potrebbe apparire il più grande. Cioè il discorso è apparire o simbolo sacrametno. O faccio apparire una cosa o dentro una cosa esiste vero un’altra cosa.o testimonianza o teatro.