Ripartire dalla bellezza è un principio di cura basilare per la Comunità di Danisinni. Il processo di sviluppo territoriale non può attendere il raggiungimento di un piano di servizi e di infrastrutture soddisfacenti prima di attivare percorsi rigenerativi di bellezza, altrimenti, sarebbe come affermare che la perfezione funzionale debba precedere il tratto estetico o, ancora, che la bellezza debba essere subordinata alla eccellenza di un sistema.

Se così fosse non avrebbe senso arredare con eleganza una mensa per i poveri o scegliere abiti nuovi da donare ai bisognosi. Proprio la gente umile ci insegna la dignità della bellezza come, ad esempio, quando un bambino utilizza le uniche scarpe sane per andare a scuola o una famiglia tira fuori i pochi vestiti eleganti per partecipare alla Messa domenicale.

Alla base di qualsiasi criterio estetico, dunque, c’è la relazione con l’altro perché non si genera bellezza da soli, altrimenti si cadrebbe nel delirio dell’appariscenza sterile. La creatività, piuttosto, nasce dalle interazioni e dal porsi in reciproco ascolto.

Quando nelle nostre città troviamo aree nuove, magari frutto di un’architettura funzionale, ma prive di calore umano perché mancanti di prossimità ci rendiamo conto di quanto sia importante ripensare gli spazi abitati a partire dalle relazioni umane, così come per le nuove abitazioni le quali rischiano l’anonimato per procurare la soddisfazione degli apparenti bisogni individuali.

La bellezza che emana dai luoghi comunitari dove si esprime la condivisione fraterna del lavoro o del tempo libero, così come della preghiera o del contatto con la natura, non è frutto di una sommatoria ben calcolata ma del bene che in quegli spazi ci si dona vicendevolmente.

Il murale “Danisinni Fiume di Vita” che ci apprestiamo ad inaugurare nella scala araba di Danisinni, si inserisce in questo contesto e, dunque, non è semplicemente il frutto dell’espressione artistica di Igor Scalisi e dei suoi collaboratori ma una creazione partecipata che ha avuto la sua prima intuizione già quando, nel 2013, la Comunità di Danisinni ha realizzato un biostagno nel giardino dell’Asilo nido chiuso dal 2007. Il territorio intendeva, così, recuperare le proprie radici storiche facendo riaffiorare l’acqua del Papireto raccogliendole in un laghetto e piantumando il papiro attorno. Come ad indicare che scorre linfa vitale sotto il rione e questa spinta, in modo speciale, rivendicava il diritto al futuro dei più piccoli e chiedeva riconoscimento e restituzione di un volto.

L’asilo nido dimenticato dalla politica locale, infatti, costituiva un’ulteriore ferita che mortificava un rione che già soffriva per la grave marginalizzazione dal tessuto socioculturale della città e, in questo modo, veniva condannato all’abbandono più totale.

La ristrutturazione dell’asilo, ormai avviata da un anno, è stata frutto di un’attesa che non ha ceduto all’impulso di lasciare demolire il plesso per realizzare un’area gioco che solo apparentemente avrebbe raccontato di una bellezza immediata ma priva di visione per la costruzione del domani. La Comunità Educante Territoriale ha resistito, con impegno quotidiano, riponendo fiducia nella possibilità di potere riaprire e considerati gli ostacoli si è fatta carico di integrare la progettazione per raggiungere l’obiettivo dell’apertura del cantiere. Fra qualche mese l’asilo nido “Galante” sarà riaperto e i bambini potranno tornare ad abitarlo, sono loro il “Fiume di Vita” del nostro rione.

In modo analogo recuperare la scala, che si stava trasformando in una discarica a cielo aperto, rendendola nuovamente luogo di bellezza attraverso le decorazioni pittoriche dal sapore arabo e bizantino, così come indicato dalla Fondazione Federico II, ha inteso comunicare un riscatto possibile dove l’arte permette nuovamente l’accessibilità alla piazza Danisinni favorendo il transito degli abitanti locali così come dei turisti che percorrono l’itinerario UNESCO.

Prendersi cura di una linea di confine come la scala, dunque, significa contribuire a generare scambi e tessuti relazionali tra le diverse aree della città, uscire dall’isolamento e favorire processi di contaminazione culturale. Il valore aggiunto è stato dato dalla collaborazione delle maestranze nate in seno alla Comunità: la Cooperativa DARE (Danisinni, Arte, Rigenerazione, Eco-sostenibilità)  che accoglie persone svantaggiate nel percorso di inclusione lavorativa e il gruppo di Ceramiste di Danisinni che nell’arco di un anno vorrebbero creare una loro impresa sociale e così coltivare la dignità di un lavoro.

Abbiamo adottato, dunque, una prospettiva che, di fatto, ci porta ad interessarci del bene, guardando il bene possibile senza lasciarci distrarre dai diversi mali,  mantenendo l’orizzonte che ci porta oltre le apparenze. Il processo rigenerativo, infatti, è possibile quando si modula l’attesa con l’azione e l’ascolto con le scelte. La velocità, spesso, non paga e un clima interventista potrebbe fare cadere in sbagli deleteri.

A riguardo la parabola della zizzania (Mt 13, 24 – 43) che meditiamo in questa domenica ci offre dei criteri sapienti per prenderci cura dell’esistente.

Di fronte alla fragilità lo sguardo di cura è l’unico che può portare alla guarigione, l’apparenza potrebbe confondere facendo estirpare la zizzania insieme al buon grano. La prima pur essendo sterile e tossica mostra una fattezza simile alle spighe di grano ma, dopo, con la maturazione diventa ben chiara la distinzione.

La zizzania, dunque, al pari delle seduzioni del successo, dell’apparire e del potere, ha un’apparenza limitata e perciò è importante attendere la maturazione per poi scegliere il grano buono, l’unico in grado di nutrire.

Ci fa riflettere, ancora, il fatto che da due settimane uno dei giovani della Cooperativa si trova in stato di detenzione per un processo di diciannove anni fa che lo ha visto condannare in Cassazione. Sebbene il giovane avesse già trascorso diciassette anni in galera e sette anni nella nostra Comunità, dapprima per la misura alternativa e successivamente con un lavoro regolare, ora si ritrova a scontare una pena che sarebbe finalizzata alla sua rieducazione. Chiaramente siamo certi dell’innocenza del giovane Paolo, così come pure hanno affermato le forze dell’ordine che hanno testimoniato dichiarando la sua innocenza, ma per via dei cavilli giuridici al momento Paolo dovrà restare in galera. È questa complessità che esprime l’immagine della parabola odierna, la bellezza ha bisogno di tempo per venire alla luce e la storia quotidiana ci insegna a fare dell’attesa il tempo della maturazione in cui si radicano le scelte che ci rivolgono verso la meta senza desistere malgrado le tempeste.

Siamo sempre più consapevoli che nulla potrà spegnere il fiume di vita che scorre nell’alveo di Danisinni e il nuovo murale, in modo simbolico, ci rivela un anticipo di primavera.