Il rapporto con il tempo che passa svela il modo di stare nella storia. Potremmo trascorrere i nostri giorni percependoli come un graduale consumarsi nel tempo fino a spegnersi, oppure come un progressivo compimento simile a pienezza che va di tappa in tappa prima di giungere alla meta.

Nel primo caso l’esistenza diverrebbe un incessante tentativo di accumulo per ottenere soddisfazione, nel secondo invece la vita è percepita come dono e i giorni che passano sono occasione per approfondire quel che si è ricevuto. È quest’ultimo il senso biblico della storia e Gesù diventa il compimento di ogni cosa, e in relazione a Lui ciascuno è dato di trovare pienezza.

Chi segue Cristo, dunque, ha una percezione differente dell’eternità, la coglie già nel presente e ogni cosa può essere colmata di senso a prescindere dalla fragilità o dalla inefficienza produttiva. Chi scopre il Signore della storia comincia a lasciare ciò che prima riempiva la propria esistenza, si accorge dell’essenziale e impara a fermarsi, a respirare e a contemplare quel che gli è dato da vivere.

Non è il piano euforico che dura un istante così come chi fa dello “sballo” il veicolo per entrare nella condizione paradisiaca, ma il piano contemplativo di chi, pur attraversando la prova e la fatica quotidiana, scorge il sapore dell’amore e il gusto di quel che resta aldilà delle apparenti sconfitte o impotenze.

Questa prospettiva è rimarcata nella pagina evangelica (Lc 2, 22-40) di questa domenica in cui si narra del compimento all’ottavo giorno quando Gesù viene circonciso ricevendo il nome, così come  al quarantesimo giorno quando viene presentato nel tempio. Ora l’Alleanza è compiuta e l’umanità può finalmente pronunciare il Suo nome.

Gesù, ossia “Dio salva”, è il nome che viene a stabilire un nuovo rapporto tra Dio e l’umanità. Nome che sarà indicato anche come Emmanuele ossia “Dio con noi”, ciò indica che la salvezza è frutto della prossimità del Signore e quindi della sua misericordia. Fino a   quel momento Dio era percepito distante e superiore, onnipotente e perciò capace di rendere giustizia attraverso la sua opera punitiva. Adesso il “con noi” indica che si è fatto vicino fino a consegnarsi. Quel che rende prossimi gli uni agli altri è il perdono e cioè la capacità di usare misericordia.

È così che la salvezza arriva all’umanità tutta e questa scoperta fa esultare Simeone e Anna, i due fragili anziani rimasti in attesa e, dunque, in ascolto. Quella condizione esistenziale è stata loro propizia per riconoscerlo e abbracciarlo nel mentre che gli altri rimanevano indifferenti.

Durante il rito della presentazione in cui i genitori esprimevano la gratitudine a Dio per il loro primogenito e quindi per avere ricevuto posterità nella storia, troviamo il Figlio di Dio che si presenta all’umanità come Luce che rischiara ogni tenebra. L’incontro non è mai a senso unico e  Dio nel mentre che è abbracciato viene a dare senso all’esistenza dei due anziani.

È necessario perdere le certezze di un tempo ed è perciò che viene indicato come “segno di contraddizione” perchè è necessario compromettersi per accoglierlo appieno. Si compromette chi non rimane spettatore della storia, chi non si piange addosso e si apre alla cura del prossimo, chi si interessa e sa che sempre la propria vita è opportunità per donarsi.

Il tempo della purificazione per Maria era ormai compiuto, dunque è lei ad essere intimamente unita all’esistenza del figlio, il suo “si” ha determinato un contaminarsi e divenire madre. L’incontro genera legami e lei arriverà a quel giorno in cui, issato sull’albero della croce, Gesù dirà “tutto è compiuto”. Anche lei sarà trafitta come rivelerà Simeone ma rimarrà nel desiderio di bene nonostante tutto: è questo il prezzo dell’amore. Non da intendersi come una sofferenza senza senso ma come fiducia nella promessa nonostante il dolore.

Da quei giorni il popolo cristiano ha iniziato un pellegrinaggio di fiducia sulla terra e proprio oggi la Comunità di Sant’Egidio, nostri amici, ricorda Modesta Valenti, un’anziana che trentasette anni fa morì alla stazione Termini dove solitamente dormiva. In quella notte il personale dell’ambulanza rimase parecchio a discutere se soccorrerla o meno perchè molto sporca e, nel mentre, lei morì. Quell’evento divenne l’occasione per rinsaldare l’amicizia e l’incontro con quanti vivono per strada offrendo loro un pasto e, all’occasione, una doccia o gli indumenti.

Il quotidiano rimane sfida per ciascuno e ogni giorno diventa possibilità per condividere la Luce e, al contempo, accoglierla riconoscendola nel prossimo che Dio ci mette accanto.

Fratel Mauro Billetta