Noi siamo relazione e ciascuno cerca riconoscimento per dare valore ai propri giorni. La vita, dunque, è questione di sguardi ma la direzione del cammino dipende dalla luce che lo illumina.

Potremmo accontentarci di una visione di superficie legata a quel che appare o, comunque, organizzata secondo la paura di perdere qualcosa. Ma il vedere va ben oltre il mero guardare e per fare esperienza dell’incontro con l’altro e con la realtà che ci circonda, è necessario lasciarsi questionare abbandonando il “privilegio” del rimanere spettatori!

Vede chi scopre la presenza dell’altro riconoscendolo fratello andando oltre l’inimicizia; chi si apre all’accoglienza facendosi prossimo di colui che, poco prima, gli era estraneo; chi abbandona l’indifferenza autoreferenziale per prendersi cura dei piccoli fino a condividere del proprio. Questa visione abbisogna della Luce pasquale, l’unica capace di restituirci relazioni fraterne libere dall’amore condizionato e dalla pretesa di sottomissione del prossimo.

Nel Vangelo viene riorientato lo sguardo dei cercatori: le donne al sepolcro vuoto sono interpellate perché cercano tra i morti colui che è vivente e  gli uomini di Galilea sono invitati a non guardare al Cielo per trovare chi è in mezzo a loro. Nessuna astrazione è ammessa e neppure lo sguardo immanente tipico del calcolatore. Piuttosto, la meta, viene rintracciata nelle coordinate della relazione, della cura, dell’accoglienza, dell’ascolto e del cammino nella Luce.

La notte pasquale ci immerge in questa nuova esperienza che chiede di passare oltre, abbandonando le resistenze dettate dalla paura di perdere qualcosa o dalla illusione di preservarsi da soli. Non si tratta, ancora, di attraversare la storia fuggendo dalla concretezza e dai limiti del quotidiano ma di stare in esso con una postura inedita.

Venerdì santo l’eloquente gesto delle due donne, una ucraina e l’altra russa, che stavano nel cammino della Via Crucis al Colosseo portando la stessa croce, ci ha mostrato come sia possibile rimanere guidati dall’esperienza dell’amore anche di fronte alla prove più grandi e, tra queste, la guerra ha un triste primato. Ma abbiamo bisogno che venga svelato il senso del cammino per orientare lo sguardo e, come nel giorno pasquale, anche per noi è necessario accogliere la Parola che ricorda la presenza di Dio nella nostra vita.

La biografia personale, a quel punto, diventa narrazione della storia condivisa con il Cielo e tutto acquista un aspetto nuovo permettendo una rilettura possibile perché non si parte più da se stessi. Saltano le comuni regole prospettiche e si scopre un nuovo punto di fuga capace di rivelare, nella sua interezza, la propria vita.

Le donne erano andate al sepolcro per ungere il corpo del Maestro intuendone la dignità regale, pertanto, già stavano cambiando prospettiva perché di fatto Lui apparentemente aveva fallito la missione promessa. Non è possibile all’umano andare oltre ed è per questo che dal Cielo la pietra sepolcrale era stata rotolata via ed è a quel punto che è necessario lasciarsi destabilizzare per rivolgersi da un’altra parte.

La visione apre al cammino e nell’andare ecco che avviene l’incontro autentico con il Maestro. Nella stasi conservativa questo sarebbe impossibile ed è per questo che oggi si assiste ad una diffusa crisi della fede: non si è disposti a lasciarsi condurre e, narcisisticamente, molti vorrebbero piegare Dio alle proprie pretese per, poi, “credere”!

Celebrare Pasqua, allora, significa lasciarsi condurre dal Maestro, entrare in un evento che fa nuove tutte le cose e permettere alla Luce del cielo di illuminare quel che prima si voleva mantenere nascosto, magari, per risentimento o vergogna.

Chi entra nel cammino pasquale non può coltivare zone d’ombra o di compromesso. Sarebbe paradossale pregare, partecipare ad una processione, celebrare Eucarestia e poi colludere con la logica mafiosa che vorrebbe schiavizzare i nostri territori o, ancora, con la corruzione che ha come obiettivo il potere e la ricchezza di pochi a discapito dei piccoli. La responsabilità politica, amministrativa e il ruolo in ogni dimensione sociale hanno bisogno della Luce pasquale per tornare alla trasparenza di chi si spende nel proprio quotidiano per amore del prossimo.

La Pasqua, infatti, annuncia una vittoria ben differente, quella del chicco di grano che consumandosi per amore rimane per sempre fecondo.

Torna alla mente, a riguardo, una frase di Letizia Battaglia che da pochi giorni è passata al Cielo e la cui testimonianza rimarrà per sempre. Riferendosi a Sergio Mattarella così ebbe ad esprimersi: “È molto bello un uomo che si ricorda degli altri esseri umani. Quell’uomo, che avevo visto solo quando tirava fuori il corpo del fratello dalla macchina, adesso è Presidente della Repubblica. Avevamo fatto una decina di foto, io e Franco Zecchin. Oggi questa foto non è più la foto di allora, non è più mia, è entrata dentro la storia. Un Presidente della Repubblica che ha questo background non ci abbandona. Quello che non hanno fatto in precedenza gli altri, lo farà lui”.