L’Evento festa che abbiamo condiviso il 17 ottobre nell’affollata piazza Danisinni segna la conclusione del percorso “Mani abili” volto alla creazione di un Laboratorio artistico per la lavorazione della ceramica. Il progetto è stato realizzato attraverso il contributo della Presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana che ha permesso di acquistare il forno per la cottura delle ceramiche e gli attrezzi necessari alla lavorazione e, così, avviare un sogno condiviso. In realtà la prima settimana è stata solo introduttiva a una così nobile arte, perché adesso il Laboratorio prende forma attraverso le mani delle donne del rione che saranno guidate dai maestri Gioacchino Pacco e Santa Cascio, con due appuntamenti settimanali volti a trasmettere competenze nella lavorazione e nella decorazione delle ceramiche.
Ad anticipare il laboratorio è stata l’opera murale realizzata sul prospetto del Borgo che si affaccia nella Fattoria comunitaria. Il dipinto urbano dal titolo “Trame di umanità”, a firma dell’artista colombiana Laura Soma, ha inteso rappresentare le tante mani che si intrecciano, come legate dal filo rosso della comunione, nella tessitura di tante opere frutto del quotidiano di chi abita Danisinni. Una mano, tra queste, lavora la ceramica indicando quello che nelle settimane successive sarebbe nato. Il Laboratorio artistico, coinvolge venti donne della Comunità e ha l’obiettivo di creare un racconto tematico, attraverso le opere di ceramica, che andrà ad adornare i camminamenti del rione. I manufatti, pertanto, arrederanno i prospetti delle case e gli spazi pubblici contribuendo, fattivamente, al processo di rigenerazione urbana in atto nel territorio.
Insieme ai maestri ceramisti che continueranno ad accompagnare gratuitamente il gruppo di donne, ad animare il laboratorio ci saranno anche le mediatrici territoriali e in questo modo si coniugherà il lavoro manuale con il racconto per ricucire e prendersi cura delle ferite personali e comunitarie. Secondo la visione della Comunità di Danisinni, infatti, il laboratorio non ha solo un fine performativo ma intende creare legami e trame di umanità dove il gruppo coinvolto potrà contribuire a riflettere sulle varie azioni di cittadinanza attiva da portare avanti per prendersi cura del territorio e delle nuove generazioni. Un processo di promozione del paesaggio esteriore che, ancor prima, vuole essere di ascolto e approfondimento di quello interiore per non scadere in una mera prassi estetica. È per questo che tra gli obiettivi del Laboratorio c’è la riflessione sull’Asilo Nido e, infatti, le prime piastrelle di ceramica maiolicate andranno a decorare le pareti interne delle stanze che accoglieranno i neonati di Danisinni, quale segno di riscatto e dell’amore per il bene comune che si intende promuovere e custodire.
Le donne del rione, dunque, non si sono arrese e hanno continuato ad immaginare un nuovo respiro per il proprio territorio da troppo tempo dimenticato insieme alla sua gente. L’Asilo Nido e i lavori di ristrutturazione avviati da alcuni mesi sono il tangibile segno della speranza, quella di una riapertura che vedrà tornare i piccoli a giocare nel giardino e a trascorrere le giornate accuditi dalle maestre dedite alla prima infanzia. L’Asilo, infatti, coinvolgendo i primi mille giorni di vita, porta con sé la capacità di potere dare una decisiva direzione per custodire la crescita e, così, contribuire a riscattare una città che sta pagando un prezzo troppo alto per l’elevatissimo indice di dispersione scolastica, di mortalità dovuta alle dipendenze, di trascorsi penali che giungono a spegnere i preziosi anni di vita delle nuove generazioni trascorsi, da molti, in stato di detenzione.
Danisinni ha continuato a sognare, nonostante tutto, malgrado l’impianto fognario scoppiasse ad ogni nuova stagione della pioggia o sebbene alcuni balordi continuino alla notte ad inondare la piazza scaricando ingombranti o rifiuti di ogni genere. Il sogno è stato custodito, aldilà di ogni calcolo fondato sull’evidenzia, e proprio il Laboratorio delle ceramiste rappresenta simbolicamente la bellezza con la quale si vuole contaminare il rione, intesa come agente di trasformazione. Ora si mischiano i colori delle ceramiche per dare un volto inedito alla realtà ancora segnata dai muri grigi e ammalorati, si mischia la consolazione per una ferita che si sta rimarginando perché per quindici lunghi anni i piccoli sono stati privati dell’Asilo e non hanno avuto la possibilità di una cura adeguata con diagnosi precoci là dove era necessario e, soprattutto, sono stati privati dei dovuti stimoli volti a favorire la crescita e l’espressione piena di un personale disegno di vita, garantendone ritmo e tempi adeguati.
Nasce, in definitiva, uno spazio per riparare, secondo la prospettiva della mediazione, così come l’arte giapponese del Kintsugi insegna recuperando ciò che si era frantumato attraverso la tecnica dell’oro posto nei punti di cucitura e che viene ad impreziosire ciò che prima era rotto. Come le crepe possono essere trattate con la polvere d’oro e questa rivela l’inedita bellezza di ciò che è imperfetto, allo stesso modo le ferite esistenziali possono essere curate attraverso l’ascolto, il dialogo e il perdono accogliendosi a vicenda. Uno spazio, dunque, per darsi attenzione e per mettere in semina parole e gesti di comunione volti a coltivare futuro ripartendo dalle relazioni umane e, così, rispondere al desiderio di costruire comunità con gli altri e condividendo una speranza ancora più grande.